mercoledì 11 luglio 2012
sabato 7 luglio 2012
giovedì 5 luglio 2012
domenica 24 giugno 2012
venerdì 22 giugno 2012
venerdì 1 giugno 2012
STRALCI DI SARA ...
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano…
portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano…
nei giorni in cui mi sento disorientata…
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…
Tienimi la mano,
e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…
Tienimi per mano e non lasciarmi andare…
mai…
-Herman Hesse-
domenica 20 maggio 2012
ORFANI
In questi giorni di totale panico e caos molte persone mi
hanno detto:
“Sara Vuoi fare delle belle foto? Perché non vai a
fotografare tutte le case crollate!”
Ecco io non ci riesco.
Forse perché in questa zona io ci abito, forse perché il
terrore scorre ancora nelle mie vene…
fatto sta che non ci riesco.
Da giorni interminabili mi sveglio la mattina e non vedo più le
pareti della camera da letto, vedo le pareti di metallo della mia
macchina, alzo la testa e vedo facce conosciute; sono i miei vicini di
casa che come me vivono da sfollati in attesa di una perizia di agibilità della
loro abitazione.
Carpi una realtà passata in sordina, nessun crollo
importante ma 60.000 abitanti che vivono
con mezzi di fortuna per le strade.
Case che all’ apparenza sembrano intatte ma che portano su
scritto “questo edificio è inagibile”.
Oltre 6.000 richieste di intervento, ad oggi oltre 150 abitazioni inagibili.
Anziani e disabili residenti al 7° piano di condomini
immensi che non avendo la prontezza e l’agilità di un ragazzo sono costretti a vivere in macchina o in tenda in
attesa che questo terremoto finisca… in attesa che qualcuno possa dirgli “la
tua casa è sicura”.
Vedo tutto questo intorno a me e non posso fare altro che sentirmi orfana di uno stato assente.
Figli di una patria
ingorda che non ti concede neanche la dignità di un cambio di mutande.
E tutto quello che le
forze dell’ordine sono state capaci di offrirci ad oggi sono 3 bagni ecologici
e 1 bancale di acqua.
Certo posso andare a fotografare tutti i ricordi di una vita
andati in macerie, ma ho scelto di raccontare la storia di un piccolo quartiere
che a fatica si sta autogestendo lottando contro la pioggia, il freddo e gli
sciacalli pronti a toglierci anche quell’ultimo briciolo di dignità che ci è
rimasto.
Sara Bonezzi
lunedì 16 aprile 2012
mercoledì 14 marzo 2012
VOLARE VIA
E' da un po' che io ci penso su
che cosa farei lantano da qui
da tutte queste inutili bugie
che ogni giorno devo vivere
comprendere
vorrei volare via
per un momento
dire solo a te
quello che sento
senza aver paura d'amare
senza aver paura...
e da un po' che io ci penso su
che strada farei lontano da qui
lontano dai rumori e dalle immagini
che ogni giorno vedo intorno a me
e dentro me...
vorrei volare via
per un momento
dire solo a te
quello che sento
non aver paura d'amare
si', non aver paura...
io ti nascondero'
dietro ai miei occhi
e ti difendero'
da mille attacchi
senza aver paura d'amare
senza aver paura... di te
Autore Testo: Neri per Caso
lunedì 5 marzo 2012
LUCA MASCIA SI RACCONTA
Caro Diario...
Sette
gennaio 1981: era un mercoledi il giorno in cui sono nato. Da quanto mi hanno
raccontato e da quello che posso desumere da solo la mia vicenda è stata molto
avventurosa.
Per
varie cure e motivi al quanto intrigati, mi sono duvuto allontanare molti mesi
e lunghi anni dall’Italia che hanno creato
in me molte difficoltà, sia nell’ambito scolastico che negli ambiti
esterni.
Era il 1983
l’anno in cui il nostro medico di famiglia ci indicò un centro di terapia in
Cecoslovacchia. I miei genitori decisero di portarmi in quest’ospedale che si
trovava a cento kilometri dopo Praga, il paese si chiama Zeleznice. A
quell’epoca vi era il comunismo. E come si può immaginare, quando ci sono
queste forme di governo la libertà e i diritti del singolo passano in secondo
piano.
Man
mano che io crescevo ricordo i molti discorsi che terapiste, infermiere, medici
e altri dipendenti dell’ospedale facevano con i nostri genitori su come era
difficile vivere il quotidiano in un’ambiente di quel genere. Per rendere
meglio l’idea, un pomeriggio, dopo aver fatto come tutti i giorni terapia al
mattino e i compiti dopo pranzo, mia mamma aveva deciso di portarmi un po’
fuori per farmi svagare e rendere la giornata meno pesante. Mentre facevamo un
giro nel paese, vediamo in lontananza un gruppetto di tre persone che stavano
tranquillamente parlando, ma ad un certo punto si avvicina un militare per
separarli. La motivazione di questo gesto era data solo dalla paura di qualche
“complotto” nei confronti del governo di quell’epoca e della situazione
politica.
Vista
con gli occhi di un bambino quella scena non mi aveva creato nessun tipo di
emozione, ma quando uno diventa grande e ci ragiona solo un po’, capisce, o
dovrebbe capire che nessuna spiegazione può giustificare un gesto del genere e
che tutto ciò, come ho scritto alcune righe prima, lede solo il libero pensiero
dell’individuo.
Tornando
al discorso precedente, per non rimanere indietro, la mia maestra in accordo
con i miei genitori mi organizzava il programma scolastico da portarmi nei mesi
in cui non frequentavo.
Ricordo
di quando le maestre dell’asilo mi facevano arrivare in istituto dei disegni
accompagnate a delle letterine firmate da tutti i bambini. Oltre a questo vi
erano anche degli esercizi di insiemistica.
Il
fatto di ricevere loro notizie attraverso la posta mi faceve sentire parte
della classe anche a kilometri di distanza.
Iniziando
le scuole medie, ho smesso di andare in Cecoslovacchia, ma non ho smesso di
fare terapia. Non potendo andare più in ospedale, in primo luogo per il mancato
aiuto economico che per tanti anni la Regione Emilia-Romagna ci forniva ed in
secondo luogo per la situazione politica che all’inizio degli anni ’90 si era
venuta a creare, cioè la separazione del paese in Repubblica Ceca e Repubblica
Slovacca avevamo deciso di far venire in Italia la mia terapista, tutto questo
è andato avanti per quasi dieci anni.
Ho iniziato a giocare a
hockey in carrozzina nel 1997 all’interno della Polisportiva Antal Pallavicini
di Bologna.
Dal 2009 gioco nella squadra di Modena (sen martin)
Alle spalle abbiamo una federazione (FIWH), che organizza un campionato
nazionale riconosciuto dal CONI e dal Comitato Italiano Paraolimpico. L’obbiettivo della squadra
non è l’agonismo, non è vincere il campionato (anche se vincere qualche partita
ai ragazzi fa bene, gli dà ancora più forza) ma è quello di far uscire i
ragazzi disabili di casa! Purtroppo in Italia le patologie più gravi quali
distrofia muscolare, SLA, SMA, tetraparesi spastiche vivono ancora spesso
chiuse in casa davanti a un computer o a una televisione; mancanza di cultura,
vergogna da parte dei genitori o degli stessi ragazzi a noi non importa, a noi
piacerebbe cambiare questo andamento!!!!
I risultati finora
ottenuti nella nostra breve storia ci danno la forza per andare avanti e
continuare ancora più forte; vedere ragazzi “cresciuti” mentalmente e
fisicamente solo perchè hanno avuto la possibilità di uscire di casa, stare in
gruppo e confrontarsi con altri ragazzi con gli stessi problemi è qualcosa di
veramente bello.
Vedere i genitori confrorntarsi con altri genitori, vedere che anche loro socializzano e si scambiano le loro esperienze traendone forza è ancora più spettacolare.
Vedere i genitori confrorntarsi con altri genitori, vedere che anche loro socializzano e si scambiano le loro esperienze traendone forza è ancora più spettacolare.
Luca
Mascia
venerdì 24 febbraio 2012
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