lunedì 5 marzo 2012

LUCA MASCIA SI RACCONTA


 
           Caro Diario...
Sette gennaio 1981: era un mercoledi il giorno in cui sono nato. Da quanto mi hanno raccontato e da quello che posso desumere da solo la mia vicenda è stata molto avventurosa.
Per varie cure e motivi al quanto intrigati, mi sono duvuto allontanare molti mesi e lunghi anni dall’Italia che hanno creato  in me molte difficoltà, sia nell’ambito scolastico che negli ambiti esterni. 
Era il 1983 l’anno in cui il nostro medico di famiglia ci indicò un centro di terapia in Cecoslovacchia. I miei genitori decisero di portarmi in quest’ospedale che si trovava a cento kilometri dopo Praga, il paese si chiama Zeleznice. A quell’epoca vi era il comunismo. E come si può immaginare, quando ci sono queste forme di governo la libertà e i diritti del singolo passano in secondo piano. 
 

Man mano che io crescevo ricordo i molti discorsi che terapiste, infermiere, medici e altri dipendenti dell’ospedale facevano con i nostri genitori su come era difficile vivere il quotidiano in un’ambiente di quel genere. Per rendere meglio l’idea, un pomeriggio, dopo aver fatto come tutti i giorni terapia al mattino e i compiti dopo pranzo, mia mamma aveva deciso di portarmi un po’ fuori per farmi svagare e rendere la giornata meno pesante. Mentre facevamo un giro nel paese, vediamo in lontananza un gruppetto di tre persone che stavano tranquillamente parlando, ma ad un certo punto si avvicina un militare per separarli. La motivazione di questo gesto era data solo dalla paura di qualche “complotto” nei confronti del governo di quell’epoca e della situazione politica.
Vista con gli occhi di un bambino quella scena non mi aveva creato nessun tipo di emozione, ma quando uno diventa grande e ci ragiona solo un po’, capisce, o dovrebbe capire che nessuna spiegazione può giustificare un gesto del genere e che tutto ciò, come ho scritto alcune righe prima, lede solo il libero pensiero dell’individuo. 
 

Tornando al discorso precedente, per non rimanere indietro, la mia maestra in accordo con i miei genitori mi organizzava il programma scolastico da portarmi nei mesi in cui non frequentavo.
Ricordo di quando le maestre dell’asilo mi facevano arrivare in istituto dei disegni accompagnate a delle letterine firmate da tutti i bambini. Oltre a questo vi erano anche degli esercizi di insiemistica.
Il fatto di ricevere loro notizie attraverso la posta mi faceve sentire parte della classe anche a kilometri di distanza. 
Iniziando le scuole medie, ho smesso di andare in Cecoslovacchia, ma non ho smesso di fare terapia. Non potendo andare più in ospedale, in primo luogo per il mancato aiuto economico che per tanti anni la Regione Emilia-Romagna ci forniva ed in secondo luogo per la situazione politica che all’inizio degli anni ’90 si era venuta a creare, cioè la separazione del paese in Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca avevamo deciso di far venire in Italia la mia terapista, tutto questo è andato avanti per quasi dieci anni.
Ho iniziato a giocare a hockey in carrozzina nel 1997 all’interno della Polisportiva Antal Pallavicini di Bologna. 


Dal 2009 gioco nella squadra di Modena (sen martin) Alle spalle abbiamo una federazione (FIWH), che organizza un campionato nazionale riconosciuto dal CONI e dal Comitato Italiano Paraolimpico. L’obbiettivo della squadra non è l’agonismo, non è vincere il campionato (anche se vincere qualche partita ai ragazzi fa bene, gli dà ancora più forza) ma è quello di far uscire i ragazzi disabili di casa! Purtroppo in Italia le patologie più gravi quali distrofia muscolare, SLA, SMA, tetraparesi spastiche vivono ancora spesso chiuse in casa davanti a un computer o a una televisione; mancanza di cultura, vergogna da parte dei genitori o degli stessi ragazzi a noi non importa, a noi piacerebbe cambiare questo andamento!!!!  


 I risultati finora ottenuti nella nostra breve storia ci danno la forza per andare avanti e continuare ancora più forte; vedere ragazzi “cresciuti” mentalmente e fisicamente solo perchè hanno avuto la possibilità di uscire di casa, stare in gruppo e confrontarsi con altri ragazzi con gli stessi problemi è qualcosa di veramente bello.
Vedere i genitori confrorntarsi con altri genitori, vedere che anche loro socializzano e si scambiano le loro esperienze traendone forza è ancora più spettacolare. 

                                                                                                                        Luca Mascia

 

1 commento:

  1. Ciao Luca, sono capitato per caso su questa pagina, quanti ricordi, Zeleznice è anche un pezzo della mia storia. Non credo ci siamo mai incontrati, l'ultimo anno credo il 1985, poi cernobyl e gli studi mi hanno allontanato. Ricordo le terapiste Vlasta ed Halena, il capo dell'istituto che parlava 7 lingue e spegneva l'auto nelle discese per risparmiare benzina, le ore a camminare nel parco, il minestrone che davano, la finale dell'82, la posta che arrivava aperta e con le pagine strappate per la censura, il camion dei detenuti che al mattino andavano ai lavori forzati e di ritorno la sera con qualsiasi tempo, i fumetti di Geppo, fino all'aver imparato a cucire e molto altro. Secolo scorso :-). Buona strada, Davide (classe 1974).

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