In questi giorni di totale panico e caos molte persone mi
hanno detto:
“Sara Vuoi fare delle belle foto? Perché non vai a
fotografare tutte le case crollate!”
Ecco io non ci riesco.
Forse perché in questa zona io ci abito, forse perché il
terrore scorre ancora nelle mie vene…
fatto sta che non ci riesco.
Da giorni interminabili mi sveglio la mattina e non vedo più le
pareti della camera da letto, vedo le pareti di metallo della mia
macchina, alzo la testa e vedo facce conosciute; sono i miei vicini di
casa che come me vivono da sfollati in attesa di una perizia di agibilità della
loro abitazione.
Carpi una realtà passata in sordina, nessun crollo
importante ma 60.000 abitanti che vivono
con mezzi di fortuna per le strade.
Case che all’ apparenza sembrano intatte ma che portano su
scritto “questo edificio è inagibile”.
Oltre 6.000 richieste di intervento, ad oggi oltre 150 abitazioni inagibili.
Anziani e disabili residenti al 7° piano di condomini
immensi che non avendo la prontezza e l’agilità di un ragazzo sono costretti a vivere in macchina o in tenda in
attesa che questo terremoto finisca… in attesa che qualcuno possa dirgli “la
tua casa è sicura”.
Vedo tutto questo intorno a me e non posso fare altro che sentirmi orfana di uno stato assente.
Figli di una patria
ingorda che non ti concede neanche la dignità di un cambio di mutande.
E tutto quello che le
forze dell’ordine sono state capaci di offrirci ad oggi sono 3 bagni ecologici
e 1 bancale di acqua.
Certo posso andare a fotografare tutti i ricordi di una vita
andati in macerie, ma ho scelto di raccontare la storia di un piccolo quartiere
che a fatica si sta autogestendo lottando contro la pioggia, il freddo e gli
sciacalli pronti a toglierci anche quell’ultimo briciolo di dignità che ci è
rimasto.
Sara Bonezzi